Il cloro è sicuramente il disinfettante migliore utilizzabile in piscina sotto tutti i punti di vista. Non vi è dubbio, tuttavia, che una protratta esposizione a dosi troppo elevate di questo alogeno produca sui bagnanti effetti indesiderati, se fosse un farmaco si direbbe “in alcuni casi anche gravi” , soprattutto su pelle, capelli, mucose e polmoni.

Esattamente come agisce un farmaco, il cloro ci protegge efficacemente dai rischi di infezioni ma ci chiede un prezzo che sempre più frequentemente gli utilizzatori delle piscine sono poco disponibili a pagare. Per questo negli ultimi anni è in atto una continua ricerca di prodotti alternativi, più “naturali”, altrettanto efficaci ma meno aggressivi del cloro.

Va fatta una fondamentale premessa e cioè che per quanto riguarda la disinfezione delle piscine ad uso pubblico il cloro è l’unico prodotto ammesso dalla normativa italiana. Oltre al cloro è consentito di utilizzare l’ozono, ma solamente come supporto ad una disinfezione che in vasca va effettuata ancora e comunque con prodotti a base di cloro.

Vediamo alcuni dei prodotti in commercio che possono essere utilizzati, ribadiamo solamente nelle piscine private, in alternativa o in associazione con il cloro.

Il bromo

Il bromo è un elemento, come il cloro, e come il cloro fa parte del gruppo degli alogeni. In natura si presenta sotto forma liquida. Ha un odore molto forte, poco piacevole, infatti il suo nome deriva dal greco bromos (puzza). Paradossalmente viene utilizzato per la disinfezione dell’acqua di piscina poiché non si sente l’odore tipico del cloro, né alcun altro odore! In realtà la composizione chimica del prodotto utilizzato in piscina è chiaramente diversa da quella dell’elemento bromo. Il nome del composto chimico in commercio è bromo-cloro dimetil  idantoina, che contiene anche cloro. Il bromo utilizzato per la disinfezione dell’acqua si presenta sotto forma di pastiglie, molto facile da utilizzare e da dosare. L’assenza della puzza di cloro è dovuta al fatto che i composti del bromo con l’ammoniaca, le bromoammine, sono meno stabili e meno irritanti delle cloroammine e quindi non se ne avverte la presenza. Chimicamente è meno efficace del cloro e quindi va dosato ad una concentrazione maggiore, intorno a 2-4 ppm. Rispetto al cloro è meno sensibile al valore di pH ed alla temperatura.

Il Perossido di Idrogeno

Comunemente noto come acqua ossigenata, il Perossido di Idrogeno è un forte ossidante. Ha un effetto piuttosto debole sui microrganismi ma ossida efficacemente le sostanze organiche. Il perossido una volta che ha agito diventa acqua e quindi la tossicità per l’uomo è praticamente nulla. Va tenuto in concentrazioni piuttosto elevate rispetto al cloro, almeno 30 ppm, e nonostante ciò l’azione ossidante è molto ridotta rispetto a quella del cloro, come è possibile constatare misurando il potenziale redox dell’acqua che rimane intorno a 300 mV contro i 700 mV di un’acqua trattata con cloro. E’ comunemente utilizzato, sia con dosaggio in continuo, sia tramite aggiunte periodiche all’acqua di piscina ; E’ importante ricordare che Il Perossido di Idrogeno non può coesistere con il cloro, in quanto le due sostanze reagiscono tra loro “eliminandosi” a vicenda.

La Biguanide

Da molti anni si è diffuso, prima in Francia e poi nel resto d’Europa, un disinfettante per piscina a base di biguanide. Si tratta precisamente di  Poliesametilenbiguanide- PHMB, un battericida con proprietà virucide e fungicide, efficace anche contro una vasta gamma di alghe. Non è aggressivo né per l’uomo né per l’ambiente. Generalmente il prodotto commerciale è abbinato ad ossidanti, solitamente al perossido di idrogeno (acqua ossigenata). E’ una alternativa al cloro utilizzabile attualmente solo per le piscine private, poiché la legislazione italiana non ne consente l’utilizzo per le piscine ad uso pubblico. E’ un prodotto incompatibile con il cloro, che quindi deve essere totalmente assente in vasca, così come con tutti gli ioni metallici ed i loro composti organici. E’ abbastanza stabile e risente molto poco degli effetti dei raggi UV del sole, della temperatura e del pH. Ha un effetto biocida più debole e più lento rispetto al cloro e non ha potere ossidante. Per questa ragione è necessario abbinarlo ad un’altra sostanza.

Ha anche un potere di chiarificazione dell’acqua attraverso un effetto di flocculazione.

La concentrazione richiesta in acqua è molto più alta di quella del cloro. Si va dai 5 ppm necessari per la distruzione degli Streptococchi Fecali ai 100 ppm necessari per distruggere lo Pseudomonas Aeruginosa.

Gli ioni Argento e Rame

Sia il rame che l’argento sono stati utilizzati per  secoli in virtù delle loro proprietà batteriostatiche. Già i Vichinghi usavano strisce di rame sulle loro barche per impedire l’attecchimento di alghe e conchiglie agli scafi! Alcune tribù nomadi erano solite impiegare monete d’argento per migliorare la qualità dell’acqua che trovavano e renderla potabile. Gli ioni rame e argento esplicano le loro proprietà batteriostatiche grazie alla capacità di interferire sui meccanismi di trasporto attraverso le membrane cellulari. La presenza di queste sostanze in molti casi non uccide i batteri ma li inattiva, rallentando il loro metabolismo e rendendoli incapaci di riprodursi. Nel campo delle piscine private la ionizzazione a rame e argento viene solitamente effettuata per via elettrolitica,  rame e argento vengono cioè liberati in acqua da un elettrodo  percorso da corrente. Generalmente viene mantenuta una concentrazione massima di 0,4 mg/l di ioni rame, e una concentrazione di qualche parte per bilione di ioni argento. Un eventuale sovra dosaggio di rame, oltre ad essere inutile e dannoso per l’ambiente, può condurre al problema della colorazione dei capelli.   La ionizzazione rame-argento non dipende dalla temperatura e non risente molto delle variazioni di pH. L’effetto di contenimento della crescita di batteri ed alghe, d’altro canto, è notevolmente più lento rispetto al cloro.  Come la biguanide, gli ioni argento e rame non hanno potere ossidante ma solamente batteriostatico, devono quindi essere abbinati ad un’altra sostanza. Non sono però incompatibili con il cloro e quindi possono essere usati in abbinamento a questo ultimo, oppure al perossido di idrogeno.

L’Ossigeno Attivo (Monospersolfato)

Un sistema di trattamento che sta avendo una discreta diffusione, soprattutto per le “spa” e le piccole vasche private, è quello basato sul così definito “ossigeno attivo”. Si tratta di una sostanza, sviluppata come complementare o alternativa alla clorazione, che vanta spiccate capacità ossidanti senza formazione di sottoprodotti fastidiosi per la salute ed il comfort dei bagnanti.

La sostanza prodotta, commercializzata e conosciuta nel settore delle piscine come ossigeno attivo è in realtà monopersolfato di potassio (KHSO5), che libera ossigeno attivo una volta disciolto in acqua. Solitamente le dosi di utilizzo sono in piscina di almeno 20-30 mg/l di   prodotto tal quale. Attraverso la sua forte azione ossidante, paragonabile a quella del cloro, porta alla eliminazione delle sostanze organiche presenti in acqua, anche se risulta  meno efficace nell’ aggredire direttamente batteri ed alghe. L’azione del persolfato è poco influenzata dal pH. I prodotti commerciali attualmente sul mercato -in polvere o pastiglie- contengono spesso una percentuale di sali poliquaternari di ammonio, per ottenere anche l’azione biocida del prodotto. Il monopersolfato può essere impiegato congiuntamente al cloro come ossidante complementare.