Nell’immaginario comune, le piscine a sale rappresentano vasche, dall’aspetto più o meno naturale, disinfettate a sale e non a cloro. Il cloro sembrerebbe essere diventato il grande nemico di chi vuole una piscina, perché si ritiene schiarisca la pelle, rovini i capelli, e poi insomma… puzza.
Ma è davvero così?
La risposta è no, su tutta la linea. Le piscine “a sale” sono, in realtà, piscine in cui il cloro viene prodotto dal sale, ma rimane comunque presente. E, per altro, il cloro puzza solo quando utilizzato male.
In una “piscina a sale” l’acqua non viene trattata con il sale, ma con l’elemento naturale Cloro, in chimica indicato con Cl.
Ebbene sì, il cloro è uno degli elementi presenti in natura, sotto forma di gas, ed è definibile, quindi, a tutti gli effetti, un elemento naturale. Cosa che non si può dire per il sale, il comune sale da cucina, che è un composto chimico formato da due elementi naturali, il sodio (Na) ed il cloro (Cl). Il nome chimico del sale da cucina è cloruro di sodio, e la sua formula è NaCl.
Come funzionano, quindi, le “piscine a sale”?
Viene prodotto cloro dal cloruro di sodio tramite una cella elettrolitica, un semplice e piccolo apparecchio installato sulla tubazione di mandata, dopo il filtro. La cella elettrolitica separa il sodio dal cloro, formando cloro gas e ipoclorito di sodio, oltre ad idrogeno e soda caustica.
Ancora convinti che sia tutto naturale?
Questa tecnologia ha comunque alcuni vantaggi, primo fra tutti il mancato trasporto e stoccaggio di prodotti chimici pericolosi, che contengono del cloro, anche, ma non solo.
Tra gli svantaggi c’è appunto… il sale. Una concentrazione di cloruri pari a 5.000 mg/l, necessaria per far funzionare la cella, è sufficientemente alta per creare corrosione alle parti metalliche e per eccedere i livelli di cloruro consentiti allo scarico dell’acqua in fognatura. In alternativa, esistono sul mercato celle elettrolitiche a bassa salinità, che lavorano con una concentrazione di sale molto inferiore. Per chi volesse una apparecchiatura più performante, è possibile installare un produttore di cloro per elettrolisi in situ, che mantiene il sale a bordo macchina invece che nell’acqua della piscina.
Per chi vuole approfondire
Le reazioni chimiche che avvengono sulla cella elettrolitica, quando nell’acqua viene aggiunto cloruro di sodio, sono:
2NaCl + 2H2O → Cl2 + H2 + 2NaOH
cloruro di sodio + acqua = cloro gas + idrogeno gas + soda
Cl2 + 2NaOH → NaCl + NaClO + H2O
cloro gas + soda = cloruro di sodio + ipoclorito di sodio + acqua
Ma perchè con l’elettrolisi non si sente puzza di cloro?
Perchè solitamente si passa al sistema di produzione del cloro tramite elettrolisi del sale da un sistema di clorazione manuale, attuando il principio che sta alla base di una corretta disinfezione dell’acqua, cioè la continuità nel dosaggio del cloro. L’elettrolisi non è il sistema più preciso di dosaggio, ma sicuramente è meglio di un dosaggio manuale!
La puzza di cloro deriva dal cloro che si combina con le sostanze organiche, in particolare con l’ammoniaca, e questo avviene tanto più il dosaggio è “ballerino”, cioè sale e scende, peggio se lo fa anche il pH. Nel dosaggio manuale questo accade inevitabilmente, mentre con un dosaggio del cloro tramite produzione da cella elettrolitica, meglio se controllata da una sonda redox, e una regolazione automatica del pH, questi sbalzi di valori sono molto più contenuti, con il risultato che il cloro combinato si produce in misura notevolmente inferiore.
Una produzione di cloro tramite cella elettrolitica, quindi, è un ottimo punto di passaggio. Il punto di arrivo dovrebbe essere quello di un dosaggio di cloro e acido (sostanza utilizzata per regolare il pH dell’acqua) il più performante possibile.