L’Italia, si sa, è il Paese che tutti gli abitanti del mondo vorrebbe visitare, almeno una volta nella vita.

Al di là dei problemi legati a situazioni contingenti, l’attività turistica è da molti anni, nel nostro Paese, quella che garantisce un reddito anche a fronte di investimenti sostenibili anche per una piccola struttura. La diffusione delle app specificamente nate per questo scopo, inoltre, permette anche ai singoli cittadini di affittare in tutto o in parte la propria casa con facilità.

Ma se la casa è dotata di una piscina, è possibile consentirne l’utilizzo agli ospiti paganti, senza problemi?

In altri termini, è possibile modificare la tipologia di utilizzo della piscina da privata (tecnicamente, da uso domestico) ad un uso turistico-ricettivo, senza effettuare interventi sulla stessa, e senza il rischio di incorrere in problemi?

La risposta è semplice: no, non è possibile.

La frase “Io a casa mia faccio quello che mi pare”, per quanto possa essere infelice in alcuni contesti, cessa comunque di avere un significato quando “quello che mi pare” cozza contro l’interesse di altre persone. Se un amico, un parente, si ferisce gravemente perchè a casa nostra abbiamo lasciato una buca profonda due metri aperta in giardino, visto che facciamo quello che ci pare, non è che non siamo chiamati a rispondere del danno che abbiamo causato, giusto?

Quando affittiamo la casa per brevi periodi a persone estranee che pagano per avere un servizio, l’attenzione che mettiamo nell’eliminare possibili pericoli deve essere massima. A maggior ragione per quanto riguarda la piscina, che è, senza dubbio, un ambiente con un grado di pericolo particolarmente alto.

Le leggi e le norme tecniche che riguardano le piscine turistico-ricettive sono molto precise nell’elencare i requisiti che devono possedere questi impianti.

Per prima cosa è necessario verificare se la Regione dove ha sede la piscina ha una propria legge regionale. Non tutte le Regioni, purtroppo, ce l’hanno (vedi anche qui).

Una volta verificato quello che, eventualmente, viene riportato dalla legge regionale per le piscine di categoria A2 (le piscine turistico-ricettive, appunto) vanno verificate le norme tecniche.

Su questo punto di solito il problema si fa più serio. Per prima cosa, è molto probabile che la piscina, realizzata anni fa come piscina privata, non sia a norma per quanto riguarda i requisiti impiantistici. Potrebbe anche essere che l’impianto non possegga la certificazione di conformità (non sai di cosa stiamo parlando? Vedi qui).

I requisiti impiantistici delle piscine ad uso pubblico, quindi anche quelle turistico-ricettive, sono quelli contenuti nella norma UNI 10637/2016 e sono diversi, potrebbero anche essere molto diversi, da quelli previsti per le piscine domestiche.

Ad esempio, ma non si tratta solo di questo, è obbligatorio un numero minimo di filtri pari a due e un numero di pompe pari a tre, due in esercizio ed una di scorta installata, più il dosaggio automatico dei prodotti chimici.

Oltre agli aspetti impiantistici, però, che in molte Regioni potrebbero non essere necessariamente adeguati se una piscina è già esistente (mentre sono obbligatori per le piscine di nuova realizzazione) ci sono alcuni aspetti molto importanti per la sicurezza dei bagnanti.

Ad esempio, è importante che non siano presenti nella vasca bruschi salti di quota, pendenze eccessive, pavimentazioni scivolose. Inoltre, le aspirazioni, sia dal fondo che dalle pareti, devono essere a norma oppure devono essere chiuse, perché potrebbero costituire un grave pericolo. Anche le scalette di accesso alla vasca, sia prefabbricate che in opera, devono rispettare la norma specifica.

L’analisi preliminare

Se decidete di affittare la casa con la piscina, quindi, è molto importante far eseguire una analisi preliminare dello stato di fatto e delle leggi locali. Solo in questo modo potrete sapere con esattezza quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere la piscina, quali possono essere derogate e quali invece sono imprescindibili.